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Sposarsi è un po’ come stare a 8000 metri, o forse più

Oggi dopo aver ascoltato una trasmissione radiofonica sull’alpinismo mi sono venute in mente alcune cose lette in precedenza e assonanze con il mio lavoro e la fotografia di matrimonio. Riassumendo ci sono momenti della vita che non si riesce a vivere completamente, un po’ per emozione e un po’ perché tutto avviene in fretta e non c’è il tempo di cogliere l’ampiezza del cambiamento che si vive in quell’istante. Per descrivere meglio cosa intendo vi invito a leggere l’intervista che che Filippo Facci ha fatto a Simone Moro qualche tempo fa e che tanto mi ha fatto riflettere. Qui sotto riporto una brevissima parte dell’intervista che trovate integralmente qui:

Filippo – Una magra consolazione del fatto che io non sono mai stato su un ottomila è che, sopra una certa quota, si è mediamente rincoglioniti. Tutti i racconti concordano: è difficile cogliere il momento, essere lucidi nel presente. Si è come in una bolla.

Simone – Più o meno.

Filippo – Ma allora: se tutta la salita è una sofferenza in cui agognare la cima, e poi la cima è un rincoglionimento con l’ansia di dover affrettarsi a scendere – due foto e via – allora quand’è il presente, nell’alpinismo?

Simone – È il dopo. In cima è difficilissimo evocare emozioni di qualsiasi tipo, è vero, si è talmente rincoglioniti che è come se tu fossi un computer con la ram piena: non riesci a far funzionare bene i programmi, ti limiti a trascinare i documenti e le foto, archivi frettolosamente e te ne vai. Spesso riesco a emozionarmi di più guardando le foto che vivendo i momenti che rappresentano. Non è che le emozioni non ci sono: è che hanno uno spazio temporale troppo concitato per essere vissute pienamente.

Interessante come tutto ciò sia simile all’esperienza che molti sposi vivano nel giorno del loro matrimonio, un’esperienza che destabilizza condensata in un singolo giorno. Ed è per questo che le foto spesso sono l’unica testimonianza in grado di far rivivere in maniera serena certi momenti. Non è raro sentire dire dagli sposi mentre vedono per la prima volta le foto qui in studio “non mi ricordavo di questa cosa” oppure “era li” e spesso vedi le lacrime che scendono copiose. Quindi se qualcuno mi chiede quand’è il presente del matrimonio, posso rispondere che probabilmente sta proprio nelle foto di quel giorno. Pensate a come sarebbe l’impresa della prima scalata sull’everest senza le foto di quell’evento. Semplicemente sarebbe una data senza ricordi sia per i presenti che per chi la rivive vedendo le foto fatte quasi 70 anni fa.

Dopo aver organizzato per mesi e con impegno un giorno cosi importante, quanto è importante la scelta del fotografo che imprimerà i ricordi di quel giorno su carta? Probabilmente molto più di quanto si pensi. E per questo penso che Sposarsi è un po come stare a 8000 metri. Il mio consiglio è di scegliere con cura il fotografo incaricato di questo compito.

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sposarsi è un po come stare a 8000 metri

 

 

 

Nicasio Ciaccio

Nicasio Ciaccio Fotografo di Matrimonio

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