Diverse leggende narrano della diffidenza dei nativi d’America a farsi fotografare per paura di farsi catturare l’anima. In realtà non andò proprio cosi, anche se le leggende sono sempre molto affascinanti.
Edward Sheriff Curtis ad esempio fotografò per anni (tra il1900 e il 1930) gli indiani d’America e dovette vincere soprattutto la diffidenza che i nativi avevano rispetto a “l’uomo bianco” che solitamente portava con se morte e distruzione. Curtis riuscì a condurre un enorme progetto fotografico sui nativi d’America e oggi il suo lavoro è una delle poche testimonianze che ci resta di quel popolo.
Molti altri fotografi hanno condotto simili progetti come ad esempio August Sander, che invece dovette combattere contro la censura del regime nazista in Germania. Sfortunatamente la maggioranza dei suoi scatti fu distrutta, ma cio che resta della sua opera è importantissima documentazione storica che racconta un popolo.
Il ritratto è una sfida. In definitiva la sfida che il ritrattista deve affrontare ogni volta che vuole ritrarre un soggetto è quella di vincere l’imbarazzo, la diffidenza iniziale, stabilendo un contatto umano per poter catturare lo sguardo, l’espressione “i frammenti d’anima” che rendono un ritratto, un “buon ritratto”.
Buona luce
Il Ritratto Frammenti d’Anima